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Un nuovo conflitto in Medio Oriente: scenari e conseguenze economiche micro e macro economiche

  • Marzia Nonne
  • 15 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

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Lo scoppio della guerra tra Iran e Israele, in un contesto internazionale già segnato dai conflitti tra Russia e Ucraina e tra Israele e Hamas, rischia di produrre conseguenze economiche e commerciali devastanti a livello globale.

Questo articolo cerca di ipotizzare i possibili scenari e le ricadute principali su governi, imprese e famiglie.


1. Shock energetico e impennata dei prezzi


L’Iran è uno dei principali produttori mondiali di petrolio, e lo Stretto di Hormuz, da cui transita circa il 20% del greggio globale, rappresenta un passaggio cruciale. In caso di consolidamento delle azioni di guerra con Israele, una chiusura parziale o totale dello Stretto provocherebbe un immediato aumento del prezzo del petrolio e del gas, con effetti a cascata:


  • Aumento del carburante per trasporti e riscaldamento.


  • Rincaro dei costi industriali, soprattutto nei settori ad alta intensità energetica.


  • Pressioni inflazionistiche generalizzate, in particolare nei paesi importatori netti di energia, come l’Italia e molti altri Stati europei.


2. Instabilità dei mercati finanziari


Il perdurare del conflitto tra le due potenze regionali genererebbe un'ondata di incertezza nei mercati finanziari, con:


  • Fughe di capitali dai mercati emergenti verso asset considerati più sicuri (oro, dollaro, titoli di Stato USA).


  • Caduta delle Borse nei giorni immediatamente successivi allo scoppio del conflitto, come sta già accadendo.


  • Crescita dei premi di rischio sui titoli sovrani dei paesi più esposti alle turbolenze mediorientali o già economicamente fragili.


3. Interruzione delle catene di approvvigionamento


Il Medio Oriente è un punto nevralgico non solo per l’energia ma anche per le rotte marittime internazionali. L’allargamento del conflitto potrebbe:


  • Colpire il traffico nel Canale di Suez, già messo a dura prova dagli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso.


  • Impattare sulle catene logistiche globali, con ritardi e aumenti dei costi per trasporti marittimi.


  • Causare penuria di beni e materie prime in alcuni settori (elettronica, chimica, automotive).


4. Effetti macroeconomici globali


I paesi avanzati rischierebbero una stagnazione economica accompagnata da alta inflazione, nota come stagflazione. Le banche centrali, già alle prese con politiche restrittive, si troverebbero in un dilemma:


  • Mantenere tassi alti per contenere l’inflazione, con il rischio di soffocare la crescita.

oppure

  • Tagliarli per stimolare l’economia, ma con il pericolo di alimentare ulteriori fiammate inflattive.


  • I paesi in via di sviluppo, invece, sarebbero ulteriormente colpiti da fuga di capitali, aumento del debito e crisi alimentari, soprattutto quelli fortemente dipendenti dalle importazioni di grano o carburanti.


5. Conseguenze dirette sulle famiglie


Le ripercussioni sarebbero tangibili anche nella vita quotidiana delle famiglie:


  • Aumento del costo della vita, con rialzi nelle bollette, nei trasporti e nei beni alimentari.


  • Cali occupazionali nei settori esposti all’export o ai rincari energetici.


  • Erosione del potere d’acquisto, soprattutto per le fasce più vulnerabili, che già faticano a sostenere l’inflazione in corso.


Inoltre, l’incertezza globale potrebbe ridurre la fiducia dei consumatori, portando a un calo della domanda interna.


6. Possibili contromisure governative e a livello microeconomico


La comunità internazionale si troverebbe di fronte a scelte difficili:


  • Capire come rafforzare la sicurezza energetica interna, accelerando la transizione verso fonti rinnovabili.


  • Coordinare interventi fiscali/di politica economica a livello di singoli stati e/o sinergicamente secondo l'occorrenza, per sostenere famiglie e imprese (sussidi, taglio temporaneo delle accise, ecc).


Mentre i piccoli soggetti economici, quali ad esempio le famiglie, potrebbero far affidamento ancord di più sui princìpi di educazione finanziaria (di cui abbiamo già parlato in un altro articolo, ma diventerà un tema da approfondire ancora), che risulterebbero sicuramente utili per gestire le accresciute difficoltà economiche.


Conclusione

Un’escalation militare crescente tra Iran e Israele rappresenterebbe un nuovo focolaio di instabilità in un mondo già sotto pressione. Le conseguenze economiche e commerciali sarebbero gravi e diffuse, e colpirebbero tanto le economie sviluppate quanto quelle emergenti. L’impatto sulle famiglie, tra caro vita e perdita di reddito, renderebbe la situazione particolarmente critica, richiedendo risposte tempestive e coordinate da parte dei governi e delle istituzioni internazionali e accorgimenti a livello inviduale e familiare.

 
 
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